
Un nuovo approccio allo sviluppo edilizio di Jesolo
Il nostro programma elettorale parlava molto chiaro sul tema dello sviluppo edilizio di Jesolo. Si tratta di una parte importante dell’economia jesolana, che garantisce posti di lavoro ed indotto. E’ necessario continuare nella rigenerazione del patrimonio immobiliare di Jesolo, in buona parte vetusto, inefficiente da un punto di vista energetico e in alcuni casi architettonicamente superato.
Era però necessario cambiare paradigma ed approccio. Lo sviluppo edilizio non può essere fine a sé stesso e, oltre al legittimo interesse privato, deve contemplare e contemperare un adeguato interesse pubblico. A nostro avviso questo non era prima garantito a sufficienza. A questo si sommava un quadro poco chiaro di quali fossero le regole del gioco e questo ha portato con sé un contenzioso molto turbolento.
La grande rivoluzione che abbiamo introdotto (e per farlo abbiamo dovuto superare iniziali levate di scudi e proteste, più o meno silenziose, più o meno avallate da rappresentanti politici …) è proprio questa: garantire che l’attività edilizia di Jesolo continuasse, ma in un quadro di regole chiare e precise che garantisse al contempo un giusto equilibrio tra interesse privato e pubblico.
Per fare questo siamo intervenuti in quell’ambito che rappresenta in questo momento la fonte principale dei cantieri che vediamo a Jesolo: gli interventi in applicazione della legge regionale “Veneto 2050” ovvero l’odierna evoluzione del precedente Piano Casa. L’abbiamo fatto, concedetemi la locuzione, “scoprendo l’acqua calda”. La vera grande novità di questo strumento normativo del 2019 è che nei casi di ampliamento e di demolizione con ricostruzione di edifici più importanti (sopra i 2000mc), è prescritto lo strumento del “permesso a costruire convenzionato” approvato dal Consiglio comunale. La stessa legge prevede che in questi casi sia necessario verificare la presenza e l’adeguatezza delle principali opere di urbanizzazione in zona, in relazione anche al maggior carico insediativo generato dall’intervento.
Tradotto in termini più semplici, la convenzione che accompagna il permesso a costruire pone in carico al soggetto privato una serie di opere pubbliche, nell’area circostante all’intervento, atte a conformare un vero e proprio disegno di riqualificazione e rigenerazione urbana ed edilizia. Prima non lo si faceva. La precedente amministrazione ha approvato 8 permessi convenzionati Veneto 2050 e solo uno prevedeva opere pubbliche.
In termini ancora più chiari, abbiamo iniziato ad esaminare permessi a costruire convenzionati che prevedevano, a spese del privato, illuminazione pubblica, rete dell’acquedotto, fognature, raccolta delle acque piovane, parcheggi, marciapiedi, asfaltature, aree sportive, accessi al mare, nuove alberature. Alcuni di questi lavori sono già stati eseguiti, molti partiranno nei prossimi mesi.
In due anni e mezzo di mandato (quasi) abbiamo portato a casa opere pubbliche per circa 3 milioni di euro. Una cifra enorme, difficilmente sostenibile dal bilancio comunale. Ma ancor di più, parliamo di oltre 20 opere pubbliche che per mole di lavoro gli uffici comunali non avrebbero mai potuto portare avanti. Questo ha messo in moto una quantità di lavori pubblici, che si somma a quelli commissionati dall’Amministrazione comunale, forse mai vista in passato.
I bonus volumetrici concessi dalla norma regionale sono un diritto, quindi il Comune non può bloccarne le pratiche. Ma può far sì che ci sia un beneficio per il pubblico. Questa è stata la direzione che abbiamo voluto imprimere sul tema, trasformando completamente l’impostazione precedente
